Hop Gar Tibetano

Lo stile del "ruggito del leone"

Le origini dell’Hop-Gar tibetano risalgono agli inizi del 15º secolo (1426). La leggenda vuole che il fondatore dello stile, mentre era intento alla sua quotidiana pratica meditativa, venne improvvisamente interrotto da forti grida di animali. Lì accanto scorse una grossa scimmia di montagna che attaccava una splendida gru bianca. I potenti colpi di braccia della scimmia andarono a vuoto grazie ai fulminei movimenti evasivi della gru, la quale reagiva con eleganza e determinazione sferrando precisi colpi agli occhi dell’avversaria con il suo robusto becco. Il monaco, impressionato dalla visione di questo affascinante scontro, si sentì ispirato nella creazione di un nuovo stile di lotta. Osservandoli accuratamente e riproducendo i vigorosi movimenti di braccia, il gioco di gambe della scimmia e l’elegante destrezza tecnica della gru, elaborò i primi rudimenti di un vero sistema di combattimento tra i più efficaci mai conosciuti ancora oggi: l’Hop-Gar tibetano. Siamo nella dinastia Ming (1368-1644), epoca in cui il monaco, forse, originario del territorio di Ching-Hay, si trasferisce in Tibet. Ricco di misticismo, religione e filosofia, il Tibet fu il luogo che spinse A-Dah-Ta a diventare monaco e discepolo della scuola del Grande Maestro Lama Gut-Gong (Gongut).

La formazione imposta dall’ordine dei monaci richiedeva molte ore di pratica di meditazione a stretto contatto con la natura. Per questi elementi storico ambientali, non si esclude la parziale veridicità della leggenda che vede A-Dah-Ta spettatore di questo combattimento tra una scimmia (gorilla di montagna) e una gru bianca tibetana. A-Dah-Ta trasmise le sue conoscenze al monaco Dolokatan il quale, mantenendo la filosofia di base, ridisegnò molti movimenti aumentandone la complessità.

Lo stile venne in seguito segretamente trasmesso arrivando inalterato fino al periodo della dinastia C’hing (1644 – 1911), epoca in cui il suo depositario divenne il reverendo Sin-Lung-Jong-Low (1860 d.C.). Fu lui a decidere di liberare lo stile dal veto di segretezza e di divulgarlo al di fuori dell’ambito monastico. Ne conseguì un inevitabile evoluzione dello stile stesso. Sin-Lung, insieme a quattro suoi studenti monaci (Dai-Chi, Dai-Wai, Dai-Yuan, Dai-Kwok), si recò nel sud della Cina dove iniziò l’insegnamento dell’Hop-Gar presso il monastero di Hing-Wang a Sui-Hing, sulla montagna del lago Ding-Woo. Qui insegnò direttamente a Wong-Yim-Lum , Chu-Chi-Yu, Chan-Yan. Più tardi accettò anche l’allievo Wong-Lam-Hoi che apprese lo stile sia da Chu-Chi-Yu che da Sing-Lung. Sembra che solo due dei suoi discepoli furono i depositari dell’intero sistema, Wong-Yim-Lum e Wong-Lam-Hoi e dobbiamo a loro la diffusione dell’Hop-Gar tibetano.

Questa è una delle due versioni sulla tradizionale leggenda che racconta la nascita del sistema di combattimento fondato dal monaco tibetano A-Dah-Ta.

Seconda Versione

Il sistema risale al 1426 e venne fondato dal Lama Buddhista A-Dah-Ta (Adato, Adatol, Adato-Jun, Ho-Ta-To, Da-Dit, Dai-Dot).

Hop-Gar, noto anche come il Kung-Fu dei Lama tibetani, trova le sue origini nello stile della Gru bianca di Shaolin della Cina del nord e del sud (Bak-Hok-Tse, Pak-Hok-Pai), ma evolvendosi in maniera molto differente, pur mantenendo alcune analogie tecniche.

Si diffuse soprattutto durante la dinastia C’hing (1644-1911), come sistema ufficiale delle guardie dell’impero Manciù.

A-Dah-Ta, entrò nel monastero Buddhista Tibetano all’ età di 8 anni nell’epoca Ming (1368-1644), in quanto rimase orfano di genitori, che vide barbaramente uccisi da alcuni briganti che volevano derubare nella casa della sua famiglia.

Questa esperienza lo segnò profondamente per tutta la vita rivivendo e ripercorrendo quelle immagini di inaudita violenza che nessun bambino dovrebbe vedere.

Tutto ciò fu aggravato dal fatto che i suoi zii erano troppo poveri per provvedere ai fabbisogni necessari per un altro figlio, visto che ne avevano già tre di un’età molto simile.

Decisero quindi di farlo adottare dai monaci della contea di Yue-Shu, nella provincia di Ching-Hay, dove imparò i primi rudimenti dell’Arte Marziale tibetana.

La leggenda narra che intorno al 1350, A-Dah-Ta, diventato Lama all’ età di 15 anni, fosse già il più forte e il più dotato nell’ apprendimento del Kung-Fu Lama, che originariamente non prevedeva forme, ma lo studio esclusivo del cosiddetto Chin-Nah (Qam-Nah), cioè tecniche di difesa personale basate sulle leve articolari, punti di pressione e proiezioni del corpo, coadiuvato dallo studio dell’equitazione.

Il giovane novizio non solo dimostrò una grande predisposizione alla lotta, ma misurandosi con alcuni studenti che, a volte, superavano il doppio della sua età, sapeva usare strategie di lotta e forza tali da permettergli di giungere alla vittoria senza troppe difficoltà.

Senonché a 17 anni venne scelto come 1° novizio Discepolo di Lama Gut-Gong, che era secondo solo al Dalai Lama.

Rimase per molti anni ancora sotto la guida del Maestro, ma all’ età di 25 anni, sentì il bisogno di espandere la sua conoscenza in ambito Marziale. Chiese umilmente all’Abate di poter uscire dal monastero per cercare nuovi metodi di lotta che sarebbero serviti a raffinare e perfezionare le tecniche del Kung-Fu Tibetano.

Viaggiò per ben 30 anni di monastero in monastero per tutta la Cina, approdando in Mongolia e in India, acquisendo le tecniche di lotta mongole (Tong-Hoi-Gong) e quelle indiane (presumibilmente Kalaripajiattu).

Si narra che tornò nel suo monastero nel 1424, ma al suo arrivo nessuno lo riconobbe, tanto più che tutti lo credevano morto.

Dopo tale premessa, quindi, venne sfidato dal più capace combattente Lama del monastero, Lama Duk-Dong, che credeva di smascherare l’impostore.

A-Dah-Ta sarebbe stato creduto soltanto se avesse vinto il duello.

Il Lama, quindi lo attaccò con rapidità cercando di afferrare gli arti superiori, ma senza che nessuno se ne accorse, A-Dah-Ta, lo proiettò a terra scaraventandolo al suolo. L’impatto causò la rottura delle ossa del costato, bloccandogli tutte le funzioni basilari degli arti superiori.

Nessuno riusciva a credere a quello che aveva visto, ma la vittoria era senza dubbio di quel signore che stabilì la verità sulla sua identità.

Lama Duk-Dong, si scusò per aver dubitato e gli chiese di insegnargli i metodi che aveva appreso, ma egli rispose che non era ancora pronto per impartire lezioni e che aveva bisogno di altro tempo per meditare la creazione di uno stile che rendesse i monaci tibetani più forti nel corpo e nello spirito.

Così passarono altri due anni nel tempio tra il meditare e lo scrivere le basi sul nuovo stile.

Si racconta che A-Dah-Ta, per il suo personale addestramento, era solito recarsi regolarmente ad affrontare le tigri bianche dell’Himalaya senza alcuna arma o protezione.

Nel 1426, codificò lo stile Hop-Gar (Si-Ji-Hao, Kao-Gar, Sho-Gou), che significa lo “Stile del Leone”, oppure lo “Stile del ruggito del Leone”. Ispirato ai movimenti della gru e della scimmia e alla forza interiore sviluppata dalla pratica, capace di estrarre un ruggito interiore pari a quello delle Tigri bianche dell’Himalaya (il “Leone” a cui si fa riferimento). Il sistema si basava sullo studio di 10 posture e di 8 metodi, che facevano riferimento alla forma SAP-YIN-PAT-KWUA-KUEN (Forma dei 10 stili e le 8 direzioni).

Il tutto prevedeva:

  • 8 tipi di pugni.
  • 8 tipi tecniche di gamba
  • 8 tipi di posizioni
  • 8 tecniche di dita
  • 8 metodi di afferramento
  • 8 tecniche di palmo della mano
  • 8 spazzate di braccia e gambe
  • 8 metodi a corta distanza
  • 8 movimenti per esprimere al massimo la potenza del C’hi (energia interiore), ed infine il Dim-Mak (tecniche sui punti vitali), al quale dedicheremo un intero capitolo.

Si tramanda che A-Dah-Ta morì puntando un dito al cielo e uno a terra, al che, un ruggito di leone uscì dal suo corpo ed evaporò nella volta celeste.

Durante il 1800, la “Boxe dei Lama” si diffuse in tutta la Cina meridionale per l’estrema praticità nel combattimento.

Nello stesso periodo i giapponesi, che intrattenevano rapporti commerciali in quelle zone, vennero a conoscenza di una tecnica particolare che i Lama tibetani usavano per mimetizzarsi, diventando dei veri e propri “uomini invisibili”, raggiunta mediante la meditazione: il Fa-Shu, la tecnica “dell’uomo ombra”.

Da lì i Ninja giapponesi (spie-combattenti e mercenari del 1700) studiarono metodi di illusionismo del corpo per scomparire attraverso i più svariati trucchi: coperte mimetiche, fumogeni e riflettori della luce, ecc…

Nel 1860 Sing-Lung-Jong-Law, divenne il praticante più famoso. Nella metà della Dinastia C’hing; Sing-Lung (altrimenti detto Li-Hu-Tzu), divenne uno dei depositari della Scuola di lotta Lamaista e Monaco Tibetano a sud di Canton.

Lì sconfisse Cheong-Po-Tsai, un famoso e temuto malvivente del posto e Artista Marziale, chiamato anche “Pirata delle Perle di Fiume”.

Ma, nonostante la sua fama crescesse sempre di più, la palestra di Sing-Lung, fu costretta chiudere per le leggi C’hing che vietavano la pratica delle Arti Marziali, perciò, decise il suo ritiro dalla società e visse in solitudine nel Monastero di Ching-Yun, nelle montagne di Dinghu nello Shaoching.

In questo periodo perfezionerà il Kung-Fu Lama con i monaci del monastero e vi passerà con piacere gli ultimi anni della sua vita.

A tarda età conobbe il Monaco Wong-Yim-Lum che diventò suo discepolo e gli tramandò tutto il suo sapere, inclusa l’arte della medicina. In seguito, Wong-Yim-Lum scese dalle montagne e cominciò la vita da Laico diventando il primo discendente laico Han.

Sempre nei dintorni di Canton, creò la scuola “Kung Fu Lama Wong-Yim-Lum” che lascerà al suo unico figlio Wong-Ping, chiamato anche “l’Uomo dal calcio di ferro”.

Insegnerà lo stile andando sotto le montagne nell’area della provincia di Shen-Si e lavoreranno insieme per rinstaurare il potere dei Ming, anche attraverso sanguinosi scontri.

Ad un’età ormai tarda, Wong-Yim-Lum, spinto dal desiderio di tornare nel suo luogo d’origine, si stabilì a Canton, dove aprirà una scuola insegnando Kung-Fu e contemporaneamente curerà pazienti attraverso la medicina tradizionale nel Guangzhou.

Poiché Wong eccelleva nel Kung-Fu, la sua reputazione si diffuse talmente lontano fino a quando divenne una delle “10 tigri di Canton” (titolo a cui tendevano quasi tutti i Maestri dell’epoca; competizione in vigore ancora oggi nella Cina del sud).

A quel tempo, furono 5 i discepoli a cui lasciò l’eredità del Kung Fu Lama oltre a suo figlio: Wong-Hon-Wing, Poon-Ho, Yin-Foon, Yi-Lu-Ching (di questi il più abile e promettente fu Wong-Hon-Wing).

Col passare del tempo La scuola di Wong-Yim-Lum divenne sempre più importante.

Dopo di Wong-Hon-Wing vennero, Li-Ying-Chuen, Tzai-Yi-Kung,

e ancora successivamente, Chan-Kuen-Ng, Kung-Yi-Ki, etc.., che diventarono ben noti ovunque.

Il M° Chan-Kuen-Ng divenne uno dei più famosi combattenti di Hong Kong e Canton.

Nel 1957 un Monaco Buddhista Lamaista, Lama Jyu Chyuhn, unì le caratteristiche delle varie scuole Lama di Kung Fu Tibetano e ne cominciò la divulgazione dando vita anche a stili come il Lama Pai ed il Pak Hok Pai.