A definire l’etica marziale del Kung Fu Shaolin, oltre ai concetti di Wǔ 武 (mano che ferma l’arma) e di Dé 徳 (dirittura di cuore), sono determinanti le virtù che nascono dal pensiero del buddhismo Chan:
- compassione
- autocontrollo
- modestia
- desiderio
- rispetto
- umiltà
- giustizia
- fiducia
- gratitudine
- volontà
- pazienza
- coraggio
Tali virtù, sommate alle “regole” (meglio se definite come “10 cose da non fare”) che si attengono ai precetti del buddhismo Chan, delineano il comportamento che un praticante di Kung Fu dovrebbe seguire.
Ciò che l’etica marziale si propone di fare è aiutare l’uomo ad avere una condotta che pone le basi sul concetto di equilibrio. Secondo il pensiero buddhista perciò, il praticante deve raggiungere quella via di mezzo che si barcamena tra due estremi opposti: l’abbandono al piacere personale e la mortificazione di sé; in un equilibrio, oltretutto, che una volta raggiunto è difficile da mantenere.
Nota è l’incapacità dell’essere umano di gestire efficacemente le emozioni, specialmente quelle che considera dannose. Esse sono da reputare neutre: non hanno accezioni negative ma diventano “armi” vantaggiose se affrontate con distacco e controllo di sé. Proprio grazie al Kung Fu e alla sua etica marziale, l’uomo può giungere, più facilmente (attraverso un percorso costante), a trovare nella sua vita la salutare “via di mezzo”.
Ciò è possibile sulla base del messaggio di speranza che il Buddha ha lasciato all’umanità: tutti possono diventare Buddha. Ognuno ha in sé la natura dell’Illuminato e, nonostante il diverso livello di saggezza e maturità, attraverso l’impegno tutti possono arrivare alla piena realizzazione e al raggiungimento dell’equilibrio.
L’etica marziale parte dal qui e ora – dalla natura umana comune a tutti – indicando quale sia il cammino da seguire ma lasciando nelle mani di ognuno la libertà e responsabilità di intraprenderlo o meno. La decisione di intraprendere il viaggio verso la piena e lucente Armonia è attuabile solo se consapevole della fatica fisica e spirituale richiesta, che viene però compensata dalla gioia profonda del cammino.
Allo stesso tempo, secondo il pensiero buddhista, il praticante di Kung Fu non deve limitarsi al miglioramento o all’illuminazione personale, ma deve anche mirare a sviluppare una compassione universale; così da essere una fiaccola di luce disponibile e propedeutica all’altro. Ancora una volta entra in gioco la tenacia nel perseguire le virtù di Shaolin. Nell’immaginario cinese, il bambù, stagliandosi dritto e forte, rappresenta il dialogo tra Terra e Cielo ed è perciò l’emblema delle virtù che l’uomo dovrebbe avere ponendosi in un rapporto di unione e concordia con tutte le creature e la natura.
È nuovamente sottolineata l’importanza del vivere armoniosamente con tutto ciò che circonda l’uomo e, proprio attraverso l’allenamento del Kung Fu, egli sviluppa le virtù, trovandosi così tra Cielo e Terra, in comunione con tutti gli esseri.
L’etica marziale viene in soccorso all’uomo nel suo obiettivo di raggiungere un equilibrio, fornendogli i mezzi per avvicinarsi sempre di più a quella natura di Buddha insita dentro di lui e affidandogli il compito di aiutare gli altri a intraprendere tale cammino.