Il pugno del supremo fondamento
Il termine T’ai-C’hi-Chuan, viene talvolta tradotto come “il pugno del supremo fondamento“, si riferisce all’interazione primordiale fra gli opposti: Yin, la parte scura, negativa e lo Yang, la parte chiara, positiva.Il gioco degli opposti, rappresentati dal simbolo moderno del Tao, sono l’essenza dei movimenti T’ai-C’hi.
Ogni movimento ha un andamento circolare, arretrando prima di avanzare, spostandosi a sinistra prima di ruotare a destra, abbassandosi prima di alzarsi e così via …, dando vita ad un movimento simile a quello di un fiume che scorre ininterrottamente creando una sorta di “MEDITAZIONE in MOVIMENTO“.
Diversamente dallo Yoga, nel T’ai-C’hi il corpo è sempre eretto come se fosse sospeso dalla sommità del capo, rilassato attraverso tutte le articolazioni, cominciando a muoversi come se il movimento nascesse dal profondo dell’essere, “pensando il movimento e muovendo il pensiero”.Il T’ai-C’hi non è un sentiero infallibile per la conquista della pace interiore.
Non fa svanire in modo magico l’ira, l’ansietà o la paura. Mette a contatto ciascuno di noi con il proprio IO interiore e questo è già sufficiente perché è il primo passo verso una comprensione più ampia di se stessi. Questa pratica, come ogni disciplina spirituale, ci offre la possibilità di dare un’occhiata all’interno della spazzatura raccolta e immagazzinata negli anni.
Non esiste un modo per passarci attorno, ma solo quello di passarci attraverso al momento opportuno. Creare dei momenti nella nostra giornata “danzando il vuoto” è come dormire, dopo una malattia per rigenerarsi, è come bere acqua di fonte, è come passeggiare in libertà tra le nuvole di un cielo sereno. La calma interiore spazza via la stanchezza, e rafforza lo spirito.





CARATTERI GENERALI STORICI
Le origini dello stile sono alquanto oscure, in quanto, come quasi ogni stile di Kung-Fu tradizionale, il tutto è stato tramandato in maniera orale da padre in figlio, da maestro ad allievo, a volte anche colorando con leggende e azioni straordinarie. L’ideatore riconosciuto del T’hai-C’hi è un monaco taoista di nome ZHANG-SAN-FONG (Chang-San-Feng).
Si tramanda che visse tra il XII e il XIV secolo d.C., le fonti leggendarie gli attribuiscono un’esistenza di 200 anni, la possibilità di camminare per miglia e miglia senza stancarsi, l’ abilità di prendere al volo fino a 20 frecce scagliategli contro restituendole al medesimo mittente, la capacità di sciogliere la neve al suo passaggio, inoltre aveva un’amica scimmia che raccoglieva la legna per il fuoco e che praticava una versione scimmiesca del T’ai-C’hi.
La leggenda narra che l’arte fu rivelata a Zhang durante una meditazione di mezzogiorno guardando fuori dalla finestra vide una gru che tentava di attaccare un serpente.
Per quanto esso potesse essere veloce e letale, la gru con movimenti leggiadri e circolari evitava i morsi e contrattaccava con grande precisione e forza col suo becco.
Leggi tuttoDal XIII al XVIII secolo il primo nome che compare nell’elenco dei praticanti più famosi è Wang Zhongyue (Wang Chung-Yueh). Insegnante di professione, con il suo unico discepolo Jiang-Fa, fu successivamente maestro della famiglia Chen, alla quale si attribuisce il merito di aver tenuto con sè i segreti più intimi del T’ai-C’hi per molti secoli all’interno della stessa famiglia, fino a Yang-Lu-Chang nella seconda metà del XIX secolo.
Yang era un servo della famiglia Chen che spiava continuamente gli allenamenti dei suoi padroni affascinato fin dall’infanzia dalle arti marziali. Un giorno venne scoperto e fu costretto a mostrare quello che aveva appreso.
La sua bravura stupì molto tutti i membri della famiglia che si riunirono in commissione per decidere se cacciarlo o fare un’eccezione alla regola insegnando anche a lui i segreti dell’arte. La risposta fu positiva tant’è vero che quando Yang si trasferì a Pechino per aprirvi una sua scuola, venne anche definito come “Yang l’invincibile”.
Alcune fonti gli attribuiscono azioni straordinarie come il contrastare la spinta di circa 30 perone con un solo dito.
Da Yang-Lu-Chang si sono sviluppati i più grandi stili famosi di T’ai-C’hi, tra i quali il WU (Hao) dal Maestro Wu-Kwian-Chuan , il SUN dal Maestro Sun-Lu-Tang.Yang ideò il T’ai-C’hi della sua famiglia che per l’appunto prese il suo nome: il “T’ai-Chi-Chuan Yang”, che oggi è forse il più praticato del mondo.

Zhang-San-Fongideatore del T’ai-C’hi

Yang-Yu-Tingsuccessore della Famiglia Yang di T’ai-C’hi

Wu-Kwian-Chuanideatore del T’ai-C’hi stile Wu

Sun-Lu-Tangideatore del T’ai-C’hi stile Sun
Per quello che riguarda lo stile Tibetano di T’ai-C’hi ( “KAO”), è anche noto come “l’armonia dei Lama Tibetani”o il “T’ai-C’hi del Leone”.
Risale al 1426 e venne fondato dal Lama ADA-TA (Adato, Adatol, Adato-jun, Da-dit, Dai-Dot).
La leggenda narra che entrò nel monastero di Shaolin Tibetano all’età di 8 anni, in quanto rimase orfano di genitori, che vide barbaramente uccisi da alcuni briganti che volevano derubare nella loro casa.
Questa esperienza lo segnò profondamente per tutta la vita, rivivendo e ripercorrendo quelle immagini che nessun bambino dovrebbe vedere.
Tutto ciò fu anche aggravato dal fatto che i suoi zii erano troppo poveri per provvedere ai fabbisogni necessari per un’altro componente in famiglia, visto che avevano già 3 figli di circa la medesima età.
Così decisero di farlo adottare dalla contea di Yueh-Shu, nella provincia di Ching-Hai, nel monastero dei mille petali d’oro di Buddha, dove imparò i primi rudimenti dell’arte marziale tibetana.
Ada-ta diventa Lama all’età di 15 anni.
La leggenda narra che nessuno, anche dei più anziani monaci del monastero riuscisse a tener testa al giovane Lama, tanto da avere il privilegio di diventare allievo diretto di Lama Gongut che era secondo solo al Dalay-Lama.
Ada-Ta credeva che il Kung-Fu da lui praticato avesse bisogno di qualcos’altro, quindi partì per un lunghissimo viaggio per tutta la Cina, l’India e la Mongolia, che durò 50 anni.
Tornato nel monastero, stupì tutti con straordinarie esibizioni di “forza”, uccidendo con le sole mani tigri bianche dell’Himalaya, combattere contro 100 persone da solo senza riportare nemmeno un graffio, oppure nella meditazione sotto una quercia secolare, aveva il potere di mimetizzarsi con la pianta in questione.
Il T’ai-C’hi Tibetano è rimasto ancora oggi molto nell’ombra, tanto che i praticanti al di fuori del monastero di Shaolin, custodiscono l’arte con molta gelosia e apprensione perchè non ci sia mercificazione eccessiva di un gioiello così prezioso.